Storia
Avere S.Martino come patrono (con ben due chiesette allo stesso dedicate) denota la presenza di un centro abitato in quella che è l'attuale Capriglio fin dall'epoca carolingia, intorno al nono secolo.
Sappiamo, da ritrovamenti, che l'area era già abitata ai tempi dei romani, ma e solamente dal 1153 che ritroviamo Capriglio (o meglio Caprilji o Caprile) in documenti scritti: ne fa menzione Eugenio III papa in un atto richiesto dal vescovo Anselmo (Caprile cum toto suo comitato). Era allora parte del Comitato di Asti per passare poco dopo all'antica contea di Cocconato, retta dai Radicati.
Capriglio, come tutti i centri abitati della zona, disponeva naturalmente di un castello, ubicato nel luogo ove adesso insistono la parrocchiale e l'edificio denominato "l'asilo". Il castello è andato distrutto (fra il 1400 e il 1500) mentre rimangono i suoi sotterranei che si sviluppano per tutta l'area centrale del paese.
Fra i cittadini illustri di Capriglio figurano, in epoca medioevale, Willelmus prevosto di San Secondo in Asti e testimone, per parte astigiana, alla pace del 1292 (ne fa fede una lapide in San Secondo), nonché - in epoca moderna - Mamma Margherita (n. 1/4/1788) madre di san Giovanni Bosco.
L'evento storico forse più traumatico per Capriglio è stato l'assedio e la resa ai chieresi, avvenuta nel giugno 1329. L'appartenenza ai Radicati termina nel 1500, dopo - con i Savioa - i feudatari sono stati : Dentis (1688), Lodi (1692), Siriane marchesi di Pianezza (1699) e quindi Miglino (1722) e Maino (1772) per finire con il conte Ferdinando Sapelli nel 1839.
Fra i monumenti ricordiamo innanzitutto le numerose chiese, a partire dalla parrocchiale originariamente intitolata a san Martino e poi alla Natività della Vergine Maria, presumibilmente del 1500, ma di cui si ha traccia documentale solamente dal 1656, ampiamente rimaneggiata ed ampliata in modo anomalo a metà del 1800. Nella parrocchiale è rilevante l'altare di scagliola del 1759, opera di Cristoffaro Solaro, mastro comasco. Tracce della struttura romanica si trovano nelle due chiese ancora intitolate a san Martino, una nell'area cimiteriale e l'altra in frazione Serra.
Nel palazzo comunale come in alcune altri immobili privati sono conservati i soffitti in gesso, testimoni di una tecnica costruttiva del 1600/1700 specifica della zona.
Oggi Capriglio è un paese a carattere misto residenziale avendo perso nel tempo le caratteristiche prevalentemente agricole ed artigianali, sussistono tuttavia ancora alcune coltivazioni, fra le quali quella della locale specialità "peperone di Capriglio", colture biologiche ed alcuni rinomati artigiani ai quali sono andati ad affiancarsi attività della new economy come le softer huose. La principale attrattiva sono tuttavia le foreste, che coprono circa l'80 percento del territorio, con i percorsi nelle stradine vicinali che si sviluppano per quasi 20 chilometri.